Cegni, frazione di Santa Margherita Staffora, è un grazioso paesino di montagna situato nell’Alto Oltrepò Pavese dai suggestivi angoli medievali e caratterizzato da strade pavimentate in selciato e da case in pietra vista. Vittima, come tante altre località del nostro Appennino, del grande spopolamento delle zone montane a favore dei centri urbanizzati, Cegni ha però saputo tenere viva una tradizione che è unica nel suo genere nel nostro Oltrepò e che è tra le più importanti manifestazioni nell’ambito del “territorio delle quattro province”, con le danze, la musica e gli strumenti caratteristici.

Al centro: Giorgio Carraro, interprete della Povera Donna
A Cegni, infatti, si hanno ben due feste di Carnevale; il Carnevale invernale che ricorre nel periodo tradizionale, il giorno di sabato grasso e il Carnevale Bianco che ricorre il 16 agosto e che, fra i due, è quello che richiama il maggior numero di spettatori, gente dalle frazioni vicine e turisti da tutto l’Oltrepò e non solo.
In entrambi gli appuntamenti il festeggiamento prevede gli stessi momenti e, cioè, il corteo e le danze che accompagnano al matrimonio il “Brutto” e la “Povera Donna”, seguiti dalla cena e dal ballo serale.


Il gruppo: La Povra Dona, il Brutto, i Belli e gli Arlecchini
Il Carnevale di Cegni è costituito da un gruppo di personaggi dalle caratteristiche particolari, ciascuno dei quali interpreta un ruolo particolare. Essi sono:
La Povera Donna, interpretata da un uomo, che indossa umili abiti, uno scialle e un fazzoletto in testa;
Il Brutto che indossa un abito ornato da strisce di stoffa colorate e un cappello a cono ricoperto di pellicce;
I Secondi Brutti, i genitori della Povera Donna, vestiti poveramente e che portano in dono una gallina dentro un cestino;
I Terzi Brutti, i genitori del Brutto, vestiti elegantemente;
Gli Arlecchini o Testimoni, che indossano abiti bianchi, in genere vecchie camice da giorno femminili con ricami e pizzi, con cinture rosse, calzettoni a righe, cappelli di paglia ornati da fiori di stoffa da cui scendono nastri colorati.
A questi personaggi principali si aggiungono i musicisti di piffero e fisarmonica (fino a una trentina di anni fa era invece la musa, la cornamusa appenninica) e i ballerini, sopratutto bambini e giovani, con il costume montanaro, gilet e cappello per i maschi, gonne lunghe con grembiule, camicia arricciata e gilet nero per le femmine.
La rappresentazione del Carnevale di Cegni ha inizio quando il corteo si raduna davanti alla casa della Povera Donna dove i musicisti di piffero e fisarmonica, che anche questo 16 agosto saranno guidati da Stefano Valla e Daniele Scurati, eseguono lo “stranot” del ciclo matrimoniale con il quale la futura sposa viene invitata ad uscire di casa per dare inizio al corteo nuziale vero e proprio. Il corteo si incammina, aperto dai musicisti, che guidano il gruppo di ballerini e della “famiglia” attraverso le vie del paese fino alla piazza principale dove iniziano le danze tradizionali della “Quattro Province”.
Si tratta di danze in cerchio come la “piana“, “l’Alessandrina” e la “Giga a quattro“. Intanto sono arrivati nella piazza la Povera Donna trasportata a volte su una slitta di legno (detta lesa), a volte su una carriola e il Brutto che cavalca un cavallo senza la sella. I promessi sposi, con i loro accompagnatori, si incontrano e si comincia a contrattare il valore della sposa tra battute sulla generosità dei ricchi e sulla bellezza della sposa. L’accordo viene sancito con una bevuta all’osteria. A questo punto si svolge la parte più importante di tutta la festa e, cioè, il Ballo della Povera donna. Si tratta di una danza rituale antica che fonde tradizioni cristiane e precristiane, riti arcaici di morte e resurrezione che si incontrano con modalità simili in festeggiamenti in altre località appartenenti al territorio delle quattro province.
Questa danza è suddivisa in tre parti: l’inseguimento, il corteggiamento e il balletto.

La danza della Povra Dona
Finito il ballo gli sposi vanno verso l’altare (un inginocchiatoio) dove il prete benedice da una “piana” a cui partecipano tutti e da alcune “polche” destinate ai ballerini più abili. Per le strade del paesino la festa continua con musica e cori. Il tutto accompagnato da ravioli, pane, salame, salamini e buon vino.
Nell’epoca dei social e della globalizzazione è confortante vedere come certe tradizioni vengano tramandate e mantenute. Durante tutto l’anno molte sono le occasioni di ballo nelle quali vengono praticati e trasmessi, sopratutto ai giovani, le danze tradizionali delle “Quattro Province”. In tal modo la continuità della tradizione del Carnevale di Cegni è assicurata.
L’ntervista a Giorgio Carraro
Abbiamo avuto il piacere di conoscere ed intervistare Giorgio Carraro, la persona che interpreta la “Povera Donna” nel Carnevale bianco di Cegni. Gli abbiamo fatto alcune domande sul carnevale e sul significato della danza, sull’organizzazione e sull’importanza di mantenere viva una tradizione storica coinvolgendo le nuove generazioni. Ecco cosa ci ha raccontato:
Cosa puoi dirci sulla danza della Povera Donna al di là della rappresentazione carnevalesca? Qual’è il suo significato?

La Povra Dona (Giorgio Carraro) sulla slitta con cui la povera donna arriva in piazza
Cegni ha saputo mantenere in maniera particolare il carnevale tradizionale anche grazie alla presenza costante da almeno centocinquant’anni, dei suonatori.
Disclaimer
Ai sensi dell’art. 1, comma 1, del D.L. 22 marzo 2004, n. 72, come modificato dalla Legge di conversione 21 maggio 2004, n. 128 e succ. mod., tutte le opere eventualmente presenti sul presente sito, e suscettibili di copyright, hanno assolto gli obblighi derivanti dalla normativa sul diritto d’autore e sui diritti connessi. Anche per tali opere vale il divieto di cui al punto precedente. E’ vietata la riproduzione e l’utilizzo senza l’autorizzazione ed il consenso dell’autore